martedì 13 dicembre 2011

INTRODUZIONE

INTRODUZIONE

L’inglese è la prima vera “lingua globale”. Nel passato altre lingue come il latino e il francese sono state lingue internazionali, ma nessuna ha mai raggiunto la stessa penetrazione dell’inglese, parlato da circa un quarto della popolazione mondiale e lingua ufficiale in 40 paesi.
L’inglese è la lingua delle comunicazioni, della navigazione marittima e aerea, della scienza, dell’economia, delle relazioni internazionali e diplomatiche.
Ma oggi più che di English si dovrebbe parlare di Englishes, nuove varietà sviluppatesi a partire dalla lingua della madrepatria.
La mia tesi “Le varietà linguistiche dell’inglese: materiali” ha proprio lo scopo di analizzare l’argomento, anche attraverso l’utilizzo di testi e audio files per comprendere più approfonditamente il fenomeno.

Nel primo capitolo ho descritto il ruolo assunto dall’inglese come lingua internazionale e lingua franca in situazioni ufficiali, professionali, scientifiche e quotidiane, e le ragioni della rapida e vasta diffusione di questa lingua.
La crescita dell’inglese è stata condizionata soprattutto dal Colonialismo dell’impero britannico con una conseguente espansione demografica di parlanti nativi inglesi, dall’“imperialismo economico” di Londra e New York nell’Ottocento e dall’ampia diffusione di prodotti culturali inglesi e americani (pubblicità, musica, cinema, Internet).
Appoggiandomi a studi sull’argomento ho potuto meglio spiegare la nascita dei New Englishes e i meccanismi utilizzati dai parlanti in situazioni di bilinguismo, come il code switching.
E’ errato ritenere che il futuro del World English sia l’uso di una delle due varietà d’inglese americano o britannico, perché essi verranno integrati da altre varietà.

Nel secondo, terzo e quarto capitolo ho analizzato l’inglese dei paesi in cui è Native Language: Gran Bretagna (SBE e Received Pronunciation), America (GenAm), Australia (AusEng), Nuova Zelanda (NZE) e Sud Africa (SAE). Per ogni paese ho annesso una breve descrizione degli avvenimenti storici che hanno portato alla diffusione dell’inglese in questi contesti, le caratteristiche grammaticali, lessicali e di pronuncia delle diverse varietà e approfondimenti sui vari dialeti locali, spesso influenzati da sostrati linguistci preesistenti (ad esempio il Wenglish costruitosi a partire dal gallese) o da altre lingue presenti sul territorio (ad esempio: Spanglish, Jafaican).

Nel quinto capitolo ho trattato le varietà non native e di contatto: l’euro-english nato nei luoghi della burocrazia di Bruxelles, i creoli e i pidgin a base inglese che si sono formati in seguito allo sfruttamento di manodopera e schiavi durante il Colonialismo, i New Englishes e le lingue ibride (franglais, italiese, japlish). Ho approfondito infine alcune varietà non native (Indian English, Caraibbean English e Singapore English).

L’ultima parte è corredata da materiali (testi, poesie, canzoni, siti Internet) utili all’ascolto, all’apprendimento e all’approfondimento degli argomenti trattati nei capitoli precedenti.
Ho scelto di analizzare dei testi per cercare di estrapolare le caratteristiche linguistiche, grammaticali e lessicali delle diverse varietà e ho inserito link di siti Internet che rimandano a dizionari, audio files, confronti tra le varietà, esercizi di apprendimento, elenchi di espressioni idiomatiche e slang.
Quest’ ultima parte mi ha consentito di comprendere meglio le peculiarità delle diverse varietà e di applicare in modo pratico le conoscenze teoriche acquisite, rendendo più dinamica la trattazione dell’argomento.

1 commento: